sabato 29 novembre 2008

o meu primeiro cinema

leggo con piacere sugli organi di stampa bolognese a proposito della riapertura del cinema bristol e non posso fare altro che rallegrarmi.

il bristol era di fronte a casa mia ed è stato probabilmente il primo cinema che ho frequentato, dall'età di 5-6 anni (quando ci siam trasferiti a bologna) ai 15-16 (quando siamo andati a san donato) sono state innumerevoli le domeniche pomeriggio che ho trascorso lì dentro; ovviamente, in quanto cinema parrocchiale, nulla di trascendentale e, molto probabilmente con enormi limiti tecnico/qualitativi (ma di ciò non conservo memoria).
tutti i disney (animati e non), molte commedie all'italiana con alberto sordi e nino manfredi, i films di franco e ciccio, il colonnello buttiglione, tutti i bud spencer/terence hill ma anche i western di sergio leone e classici hollywoodiani hanno fatto parte del repertorio di questa sala.
la sala non era molto grande, aveva un tetto color blu con apertura ovale coperta da pannelli fonoassorbenti di polistirolo, poltroncine in similpelle marrone ed era aperta venerdì sera/sabato/domenica. cambiavano film ogni settimana e durante le feste + spesso.
la maschera, un gentile uomo brizzolato, ci faceva entrare anche a metà spettacolo. era anche titolare del bar dove immancabilmente compravo rotelle di liquirizia e popcorns(fiocco di neve), ma d'estate c'erano pure i cof!

ora, dopo essere stata ricostruita, la sala riapre. gestione sempre parrocchiale (non credevo che esistessero ancora) che, nonostante non accolga il mio consenso di ateo/comunista/mangiapreti, è pur sempre una voce contro alla gestione mafiosa del sistema cinema bolognese tra orrende multisale con programmazione sempre uguale e quell'ente pubblico che dovrebbe preposto alla salvaguardia/promozione del cinema in città, ma che in realtà si dedica solo all'autocelebrazione del suo nucleo dirigente ed alla cura della sua immagine.
mi trovo quindi concorde con la sortita del vescovo (ovviamente interessato a tirare un po' d'acqua al suo mulino) quando accusa il comune di indirizzare tutti i fondi pubblici assegnati alla cultura verso quest'unico ente del malaffare, con i suoi finti concorsi di assunzione con posti già assegnati e le sue truffaldine pseudo-scuole di restauro, in una città dove oramai quasi tutte le sale esistenti hanno chiuso e, per mera speculazione edilizia, ne viene cambiata la destinazione d'uso.

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